Ischemia cardiaca

L’ischemia cardiaca o ischemia miocardica è dovuta a un rifornimento insufficiente di ossigeno al cuore, spesso originato dall’aterosclerosi.
L’ischemia cardiaca, nota anche come cardiopatia ischemica o ischemia miocardica, è una patologia che colpisce le coronarie incapaci, a causa di un restringimento progressivo, di apportare sangue e ossigeno al cuore. Grazie all’evoluzione delle conoscenze mediche, alle sempre più frequenti diagnosi precoci e alla correzione delle abitudini quotidiane nocive, fortunatamente la mortalità cardiovascolare si è molto ridotta.

Ma dall’ischemia cardiaca deriva il 35% dei decessi legati a patologie cardiovascolari, soprattutto nei paesi occidentali. Prima di conoscere l’ischemia cardiaca e capire cos’è, è bene concentrarsi sulla complessità del sistema che va a colpire.

I vasi sanguigni che portano il sangue verso il cuore compongono la circolazione coronarica. Questa è costituita da vene e arterie la cui forma, sulla superficie del muscolo cardiaco, ricorda proprio quella di una corona. Il sistema coronarico sinistro porta il sangue soprattutto all’area sinistra del cuore, mentre il sistema coronarico destro si concentra sulla sua area destra.

Le arterie procurano il sangue ossigenato ai tessuti; attraverso le vene, il sangue passa per atrio e ventricolo destro del cuore per dirigersi infine verso i polmoni, dove sarà riossigenato. In questo sistema delicatissimo, il cuore riveste il ruolo di pompa, costantemente all’opera per mantenere attiva la circolazione e alimentare regolarmente tessuti e organi di ogni parte del corpo.

La componente muscolare del cuore è il miocardio, ovvero proprio l’elemento che ne garantisce il pompaggio. Si tratta di un muscolo striato, che costituisce le pareti stesse del cuore e che si muove in modo involontario. Il suo metabolismo è strettamente legato all’apporto di ossigeno: la sua carenza (ipossia) o assenza (anossia) lo mettono in grave difficoltà.

Le tipologie di ischemia cardiaca

Bisogna innanzitutto sottolineare che con il nome “ischemia” si vuole proprio identificare il ridotto flusso sanguigno diretto a tessuti oppure organi del corpo: ciò comporta anche un minor apporto di sostanze nutrienti e di ossigeno, a sua volta potenzialmente responsabile della morte per necrosi delle cellule.

Esistono diverse tipologie di ischemia cardiaca, fra le quali è importante fare le opportune distinzioni:
  • Ischemia miocardica transitoria, che vede la situazione ristabilirsi spontaneamente dopo qualche tempo: il sangue torna quindi a fluire normalmente verso il miocardio. Generalmente, non dura più di un quarto d’ora, lasso di tempo durante il quale le cellule cercano di sopravvivere alla carenza di ossigeno e nutrienti.
  • Ischemia miocardica acuta: diminuisce improvvisamente la quantità di sangue ossigenato che arriva al miocardio, il quale si ritrova in uno stato di sofferenza. Da ciò possono derivare conseguenze rilevanti per il cuore stesso, che rischia di perdere efficienza nella sua funzione di pompa dell’organismo. Si parla di ischemia miocardica acuta quando la condizione è repentina ma particolarmente grave e prolungata, tanto che il miocardio va in necrosi. In tali casi, può degenerare in infarto miocardico.
  • Ischemia cardiaca cronica: l’ischemia è legata in questo caso a un’ostruzione perdurante nel tempo, che provoca una riduzione del flusso sanguigno anche in condizioni di riposo.
  • Ischemia cardiaca silente: in questo caso, sono le indagini strumentali a rivelarne la presenza, in quanto il paziente non lamenta alcun tipo di dolore. Le alterazioni individuate tramite esami diagnostici possono manifestarsi dopo lo sforzo soprattutto in soggetti che hanno già subito un infarto o che sono stati sottoposti a trapianti e interventi di rivascolarizzazione. Trattandosi di una forma asintomatica di ischemia cardiaca, è particolarmente insidiosa, tanto che spesso la prognosi non è favorevole.

Nell’ischemia cardiaca le cause possono essere principalmente due:
  • Aterosclerosi delle coronarie, ovvero il restringimento graduale delle arterie coronariche a causa della formazione di placche lipidiche o fibrose al loro interno. Per questo, si parla anche di ischemia coronarica. È certamente la causa più comune di ischemia al cuore.
  • Spasmi coronarici, in assoluto la condizione più rara, che implica la contrazione improvvisa delle pareti delle coronarie con conseguente restringimento. In genere, è legata all’abuso di sostanze stupefacenti o a eventi come emozioni improvvise ed esposizione a fredde temperature.
Esiste anche un’ischemia cardiaca da stress, o meglio, lo stress è certamente un elemento da tenere in grande considerazione. Gli altri fattori di rischio sono:

L’ischemia cardiaca si presenta con questi sintomi:
  • Angina pectoris, ovvero dolore e pressione al petto, in alcuni casi espanso fino a collo e mascella del viso. In alcuni casi, questa sensazione coinvolge anche il braccio sinistro e la bocca dello stomaco;
  • Mancanza di fiato;
  • Nausea e vomito;
  • Sudorazione;
  • Svenimento;
  • Ansia;
  • Sensazione di morte imminente.
Come abbiamo visto, l’ischemia cardiaca silente può non provocare sintomi, caratteristica che la rende particolarmente temibile. Nell’analisi dell’ischemia coronarica e dei suoi sintomi ci si deve concentrare sull’angina pectoris, che si distingue in:
  • Stabile se è legata a uno sforzo fisico continuo e non cambia in modo rilevante nel tempo. Si presenta durante l’atto del movimento, soprattutto se associato a basse temperature o emozioni forti. Questa tipologia è la più frequente e gestibile;
  • Instabile se è insorta solo in tempi recenti, si aggrava velocemente e si manifesta in modo imprevedibile e anche a riposo. Ecco perché dev’essere trattata il più rapidamente possibile. Fra le sue possibili conseguenze più gravi vi è anche l’infarto del miocardio. Dallo spasmo coronarico può avere origine l’angina variante o di prinzmetal, sebbene si tratti di un’evenienza rara.

Quando il paziente lamenta i sintomi sopra descritti, si deve procedere con estrema tempestività. Per accertare la presenza di una cardiopatia ischemica, si ricorre a questi esami diagnostici:
  • Elettrocardiogramma: indispensabile per individuare un’ischemia cardiaca è l’ecg, che registra l'attività elettrica cardiaca, permettendo quindi di riconoscere anomalie significative. In caso di sospetta angina pectoris, ovvero di ischemia cardiaca reversibile, si può procedere anche con l'Holter, così da registrare l’attività del cuore nell’arco di 24 ore e in particolare nei momenti che il paziente associa ai sintomi;
  • Elettrocardiogramma sotto sforzo: il test da sforzo vede impegnato in prima persona il paziente, che in genere deve camminare su un tapis roulant o pedalare con una cyclette. Durante questa attività fisica, si procede con l’elettrocardiogramma per registrare l’attività elettrica del cuore durante lo sforzo.Il test ha termine quando, raggiunto il massimo tempo calcolato, non si è manifestata alcuna sintomatologia, o al contrario se l’ischemia cardiaca si presenta con sintomi e segni, si alza la pressione arteriosa o se l’esame mette in rilievo delle alterazioni;
  • Scintigrafia miocardica, che consente con maggiore precisione di valutare un’ischemia miocardica inducibile, cioè indotta da uno sforzo fisico, comprese la sua sede e la sua estensione. Quando infatti il corpo deve attivarsi per un’attività fisica più intensa, aumenta anche la necessità di ricevere ossigeno e di conseguenza lo stesso cuore deve ricevere più sangue. Ecco perché, in presenza di un vaso sanguigno ostruito o ristretto, diminuiscono le possibilità di quel vaso di portare in circolo il sangue richiesto. Non solo si richiede quindi al paziente di impegnarsi come durante il classico test da sforzo, ma gli si somministra per via endovenosa una sostanza radiotracciante. Se il flusso di sangue al cuore è puntuale, la sostanza si deposita nel tessuto cardiaco e viene registrato dalla Gamma-camera. L’iniezione avviene prima dello sforzo fisico: la perdita del segnale durante l’attività fisica è indicativa di ischemia cardiaca. In alternativa allo sforzo fisico, è anche possibile indurre l’ischemia tramite un farmaco apposito;
  • Ecocardiogramma, con cui è possibile indagare struttura e funzionamento del cuore attraverso l’utilizzo di fasci a ultrasuoni: questi riflettono l’immagine di ogni singolo elemento. Può anche essere eseguito durante uno sforzo e, come nel caso della scintigrafia miocardica, associarvi l’iniezione di un farmaco per indurre l’ischemia;
  • Coronarografia per visualizzare le coronarie tramite mezzo di contrasto;
  • TAC al cuore per indagare la presenza di placche da aterosclerosi;
  • Analisi del sangue, in particolare di marcatori come la troponina e la creatinachinasi: se il loro livello aumenta, si può ipotizzare la necrosi del miocardio.
Una volta riconosciuta la patologia, l’équipe medica deve valutare il trattamento più corretto per il paziente.

Le prime domande che vengono in mente a un paziente o ai suoi cari sono:
  • Dopo un’ischemia cardiaca, quali conseguenze possono manifestarsi? Sono diverse le complicanze che possono presentarsi: tutto dipende dalla durata e dalla gravità dell’ischemia stessa. Le cellule del cuore possono resistere al massimo 20-30 minuti senza ricevere ossigeno e sostanze nutrienti: trascorso questo lasso di tempo, sopraggiunge la necrosi e quindi la morte delle cellule. È così che avviene l’infarto, con conseguenze potenzialmente fatali in quanto la situazione è ormai irreversibile. In caso invece di ischemia cardiaca transitoria e reversibile, che può essere anche legata a episodi apparentemente banali come un’emozione intensa o uno sforzo fisico improvviso, possono non verificarsi conseguenze particolari, se non i tipici sintomi
  • Di ischemia cardiaca si muore? Come abbiamo visto, tutto dipende dalla condizione di partenza. La possibilità sussiste nel momento in cui l’ischemia cardiaca ha determinate caratteristiche
  • Dall’ischemia cardiaca si guarisce? Le forme più lievi e reversibili possono essere gestite sono stati approntati trattamenti per affrontare questa patologia

A seconda della tipologia di cardiopatia ischemica, si può optare per una terapia farmacologica oppure un’operazione chirurgica. La prima strada ha come obiettivo accrescere qualità e aspettativa di vita, gestendo il più possibile i sintomi dolorosi. Tra i farmaci che è possibile assumere vi sono:
  • Aspirina per ridurre le probabilità che si formino trombi o che avvenga un infarto, grazie alle sue proprietà antiaggreganti
  • Beta-bloccanti che, abbassando il ritmo del battito cardiaco e il livello di pressione sanguigna, fanno diminuire il carico di lavoro del cuore
  • Calcio-antagonisti e nitrati, il cui ruolo di vasodilatatori contribuisce a facilitare il passaggio del sangue verso il cuore
  • Statine, per tenere sotto controllo la crescita del colesterolo e il suo accumulo all’interno delle coronarie.
Per affrontare alcune forme di ischemia cardiaca l’intervento chirurgico è l’opzione più efficace, soprattutto in caso di insuccesso del trattamento farmacologico. Due sono le principali metodiche utilizzate:
  • Angioplastica coronarica, durante il quale si inserisce nel lume della coronaria un palloncino a cui è legato lo stent, una struttura metallica a maglie. Si gonfia poi il palloncino per mantenere aperto il passaggio del sangue. L’angioplastica si distingue per le alte probabilità di successo e soprattutto per il minore numero di recidive. Inoltre, anche il recupero del paziente è più agevole: le complicanze emorragiche sono notevolmente minori e il decorso è quindi più semplice.
  • Bypass coronarico, durante il quale si crea una nuova via di passaggio per il flusso sanguigno, grazie alla realizzazione di un nuovo condotto di origine venosa o arteriosa. L’operazione si esegue in anestesia generale, spesso con l’ausilio della circolazione extra-corporea. Ecco perché la si ritiene indicata soprattutto per i pazienti con ischemia del miocardio di grave entità.
Che il paziente si sottoponga a un trattamento farmacologico o a un intervento chirurgico, per ottenere i migliori risultati deve naturalmente portare avanti uno stile di vita equilibrato. Questo comprende tutta una serie di comportamenti, come il controllo costante della pressione arteriosa, dei lipidi e del peso corporeo.

Dal momento che fondamentale è il momento in cui si affronta la cardiopatia ischemica, è normale interrogarsi sulla possibilità di un’eventuale prevenzione del problema. È certamente possibile agire in anticipo su quelli che sono i fattori di rischio legati allo stile di vita e alle abitudini: praticare regolarmente attività fisica, seguire una dieta sana ed evitare il fumo e l’abuso di alcol sono le prime buone norme da mettere in pratica.

Anche la prevenzione attiva, attraverso gli esami diagnostici e le visite specialistiche che consentono di tenere sotto costante controllo il proprio stato di salute. Rivolgersi a strutture specializzate con un approccio multidisciplinare è il primo passo per portare avanti nel migliore dei modi il proprio programma di prevenzione.
Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

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