Quando sentiamo parlare di
protesi al ginocchio, molti di noi pensano a un intervento molto invasivo, destinato a persone che, a causa dell’età, hanno gravi problemi di
artrosi. In realtà, grazie alle moderne tecniche operatorie e all’aiuto della robotica, oggi l’intervento di protesi al ginocchio è indicato anche in
pazienti giovani, per esempio negli sportivi professionisti che hanno subito numerosi infortuni o che si sono sottoposti a ripetuti interventi chirurgici al ginocchio.
In questa intervista, ne parliamo con il
Dott. Alessandro Tripodo, ortopedico di Maria Cecilia Hospital esperto di protesi al ginocchio.
In che cosa consiste l’intervento di protesi al ginocchio?
L’intervento di protesi al ginocchio ha come obiettivo quello di sostituire la cartilagine danneggiata e una piccola porzione dell’osso sottostante con parti metalliche che appoggiano su un inserto di materiale plastico (generalmente polietilene).
Questo intervento può avvenire con due modalità principali, definite protesi totale e protesi monocompartimentale.
Qual è la differenza tra protesi totale e monocompartimentale?
Per rispondere a questa domanda è importante ricordare che l’articolazione del ginocchio è composta da
tre compartimenti principali:
- il compartimento femoro-rotuleo;
- il compartimento laterale;
- il compartimento mediale (o interno).
Nell’intervento di
protesi totale si sostituiscono tutti i compartimenti del ginocchio, mentre nel caso di
protesi monocompartimentale (detta anche
protesi parziale) viene rivestito di materiale protesico solo uno di questi tre compartimenti.
Quali sono i vantaggi di una protesi monocompartimentale?
Rispetto alla protesi totale del ginocchio, l’intervento di protesi monocompartimentale presenta diversi vantaggi:
- è meno invasiva, perché agisce in modo mirato solo su un compartimento dell’articolazione;
- è più conservativa, perché in questo tipo di intervento non si va ad agire sui legamenti del ginocchio; per inserire una protesi totale, invece, si deve tagliare il legamento crociato anteriore (se è presente e ancora integro);
- è la più rispettosa, dal punto di vista biomeccanico, della cinematica e dell’anatomia del ginocchio perché le strutture legamentose non vengono alterate.
Quali sono i tempi di recupero post-operatori?
Per i motivi appena descritti, l’intervento di protesi monocompartimentale è più aderente alla funzionalità del ginocchio: questo fa sì che la
convalescenza e i
tempi di recupero siano più rapidi rispetto a un intervento di protesi totale.
Per quanto riguarda i
tempi di dimissione, un intervento di protesi monocompartimentale richiede circa 2-3 giorni di ospedalizzazione. Va comunque precisato che oggi, grazie alle moderne tecniche anestesiologiche e di chirurgia robotica, si sono ridotti anche i tempi di ospedalizzazione dopo protesi totale (circa 4-5 giorni).
Quanto dura il percorso riabilitativo dopo l’intervento?
Dopo le dimissioni, la persona dovrà poi seguire un percorso riabilitativo per ripristinare il completo recupero funzionale. La durata di questo percorso
dipende dalla richiesta funzionale, che varia a seconda che la persona abbia bisogno di riprendere una normale attività quotidiana oppure debba svolgere un’intensa attività sportiva. In generale, per un recupero funzionale delle attività di base (andare in ufficio, guidare l’automobile ecc.) sono richiesti circa 45 giorni per un intervento di protesi totale e circa 30 giorni per una protesi monocompartimentale.
In chi è indicata la protesi monocompartimentale?
L’intervento di protesi monocompartimentale è indicato nelle persone che:
- hanno il legamento crociato anteriore integro;
- presentano un deterioramento della cartilagine solo in uno solo dei compartimenti del ginocchio.
Esistono limiti di età per l’intervento di protesi monocompartimentale?
Se il paziente rientra nelle indicazioni previste per l’intervento, la protesi monocompartimentale è generalmente l’opzione preferibile e non esistono limitazioni di età per attuarla.
Nel caso di
pazienti di età avanzata, è senz’altro preferibile non solo perché l’intervento è meno invasivo e favorisce un recupero più rapido, ma anche perché si tratta di persone che generalmente non devono svolgere attività intense (questo si traduce in una maggiore longevità della protesi).
La protesi monocompartimentale è ancora più indicata nei
pazienti giovani, anche negli sportivi che hanno un’alta richiesta funzionale. Il motivo riguarda l’invasività dell’intervento: qualsiasi intervento di protesi richiede infatti di intervenire sull’osso su cui appoggia la protesi; con una protesi monocompartimentale l’azione è piuttosto limitata e, un domani, l’intervento può essere ripetuto, eventualmente per installare una protesi totale. Al contrario, se viene installata da subito una protesi totale, il successivo intervento di sostituzione della protesi dovrà essere necessariamente più invasivo sull’osso. Questo è un aspetto importante da considerare proprio nei pazienti giovani che, avendo una richiesta funzionale più alta e una lunga aspettativa di vita, è più probabile che debbano sottoporsi a una o più sostituzioni della protesi nel corso della vita.
Esistono controindicazioni alla protesi monocompartimentale?
Le protesi monocompartimentali non sono indicate in caso di:
- assenza del legamento crociato anteriore: è questo il caso di persone che hanno subito un trauma o un infortunio 10-20 anni prima che ha causato la rottura del crociato anteriore, ma hanno convissuto con questa lesione perché la loro attività non richiedeva un intervento di ricostruzione del legamento;
- danni alla cartilagine in più di uno dei compartimenti del ginocchio: in questo caso, è preferibile una protesi totale;
- malattie infiammatorie e autoimmuni croniche: per esempio, nelle persone con una forma di artrite reumatoide molto attiva, è sconsigliabile agire solo su un compartimento del ginocchio, perché l’andamento della malattia aumenta la probabilità di compromissione anche degli altri compartimenti, compromettendo la longevità della protesi monocompartimentale.
In generale, se eseguito con le tecnologie più attuali e nel rispetto delle corrette indicazioni, l’intervento di protesi monocompartimentale rimane una scelta altamente consigliabile. Ciascun caso andrà ovviamente valutato con lo specialista in base alla storia clinica del paziente e alle sue aspettative sulle attività da svolgere dopo l'intervento.