Il robot chirurgico Hugo, presente al
San Pier Damiano Hospital di Faenza e in pochi altri ospedali della Regione, rappresenta un’innovazione tecnologica in grado di rendere la chirurgia per il tumore alla prostata meno invasiva e più precisa rispetto alla laparoscopia tradizionale.
“Negli ultimi 20 anni – spiega il
dottor Sergio Concetti, urologo del San Pier Damiano Hospital – sono stati fatti enormi progressi nel trattamento chirurgico della prostata grazie alla robotica. Oggi, il 65% degli interventi eseguiti con l’ausilio di questa tecnologia riguarda l’urologia, in particolare la
prostatectomia radicale, utilizzata per trattare il tumore maligno della prostata”.
Un tumore ad alta incidenza ma con prognosi favorevole
Il tumore maligno della prostata è il più diffuso tra gli uomini, superando persino quello ai polmoni in termini di incidenza. Tuttavia, gode di una prognosi generalmente più favorevole. “È fondamentale iniziare i controlli a partire dai 50 anni – continua il dottor Concetti – o dai 45 in presenza di familiarità, anche se non è stato identificato un gene specifico responsabile”. L’esame da effettuare è il dosaggio del
PSA (antigene prostatico specifico), un indicatore che, se elevato, può suggerire la presenza di cellule tumorali nella prostata, pur non essendo un vero marker tumorale.
Nonostante non ci siano evidenze scientifiche che una vita sana prevenga il tumore, uno stile di vita equilibrato e una corretta alimentazione si rivelano utili nel sostenere il paziente durante il percorso di cura.
I vantaggi della chirurgia robotica
L’utilizzo del robot Hugo offre numerosi benefici sia dal punto di vista clinico che per la qualità della vita del paziente:
- Precisione e meno complicazioni: "Grazie alla chirurgia robotica – spiega Concetti – è possibile eseguire interventi meno complessi e molto più precisi. Hugo consente di preservare le strutture circostanti la prostata, riducendo così il rischio di complicazioni come l’incontinenza urinaria e migliorando la qualità della vita post-operatoria”.
- Recupero rapido: Il robot contribuisce a ridurre i tempi di degenza. Oggi, i pazienti possono essere dimessi già dopo 2-3 giorni dall’intervento, rispetto ai 7-15 giorni richiesti in passato. Anche il catetere, che prima rimaneva in sede fino a 3 settimane, viene ora rimosso entro 7-8 giorni, accelerando così il processo di riabilitazione.
- Preservazione delle funzioni vitali: Hugo favorisce un miglior recupero della continenza urinaria, con solo il 35% dei pazienti – prevalentemente anziani – che non riesce a recuperare del tutto il controllo dello sfintere. Inoltre, la chirurgia robotica ha migliorato la gestione della disfunzione erettile, anche se il successo dipende dall’età, dalla gravità del tumore e dalla presenza di altre patologie come il diabete.
Come funziona il robot Hugo
Hugo sfrutta tecnologie all’avanguardia per garantire precisione e sicurezza durante l’intervento. Tra le caratteristiche principali:
- Una magnificazione ottica 10 volte superiore rispetto all’occhio umano;
- Movimenti più precisi, eliminando il tremore fisiologico del chirurgo;
- Una mobilità avanzata degli strumenti, impossibile da ottenere con la laparoscopia tradizionale.
Tuttavia, come sottolinea il dottor Concetti, “è essenziale un chirurgo esperto per sfruttare al meglio le potenzialità del robot”.
Altri utilizzi del robot Hugo
Oltre al trattamento del tumore prostatico, Hugo può essere impiegato per:
- Rimuovere piccoli tumori del rene, una patologia in crescita;
- Correggere malformazioni dell’apparato urinario;
- Anche se meno indicato, può essere utilizzato per alcune specifiche operazioni legate all’ipertrofia prostatica benigna, che nella maggior parte dei casi viene trattata con tecniche meno invasive.
Una tecnologia per il futuro
Il robot Hugo rappresenta un’opportunità preziosa per i pazienti del San Pier Damiano Hospital e per il miglioramento delle tecniche chirurgiche. Il suo impatto non riguarda solo il trattamento del tumore alla prostata, ma anche una maggiore attenzione alla qualità della vita post-operatoria e un recupero più rapido, dimostrando come la tecnologia possa fare la differenza nella medicina moderna.