Infertilità

L’infertilità è la condizione per cui una coppia non riesce ad ottenere una gravidanza dopo uno o due anni di rapporti sessuali costanti e non protetti.
 

Sebbene spesso siano considerate la stessa cosa, sterilità e infertilità sono due quadri diversi.

La sterilità è infatti la situazione di coppia in cui uno o entrambi i partner sono affetti da una patologia fisica che non permette il concepimento. Generalmente si tratta di una condizione irreversibile. Alla base ci possono essere malattie quali menopausa precoce, assenza di utero, azoospermia.

L’infertilità, invece, spesso è una condizione transitoria di scarsa efficacia nel concepimento, e può risolversi con una lieta gravidanza.

Le cause che portano a questa incapacità temporanea sono fra le più svariate e possono riguardare lo stile di vita, così come fattori di disturbo che ostacolano il concepimento.

Non sempre, in caso di infertilità, bisogna ricorrere alla fecondazione medicalmente assistita. Spesso e volentieri gli interventi prevedono un iter diagnostico, terapie adeguate e cure farmacologiche.

Si stima che in Italia le coppie interessate da infertilità siano il 15%. Questa percentuale si può ulteriormente suddividere in base alle cause:

  • infertilità maschile: 29,3%;
  • infertilità femminile: 37,1%;
  • infertilità maschile e femminile: 17,6%;
  • infertilità idiopatica: 15,1%;
  • fattori genetici: 0,9% (fonte: Registro Nazionale Procreazione Medicalmente Assistita, 2015).

Va fatta un’ulteriore distinzione fra infertilità di primo grado e infertilità di secondo grado o secondaria. Infatti, non tutti i casi di infertilità riguardano la prima gravidanza, nel qual caso si parla di infertilità primaria. Per alcune coppie le difficoltà possono insorgere nel concepimento del secondo figlio. In questo caso si parla di infertilità secondaria; vediamo nello specifico di cosa si tratta.

Dopo la prima gravidanza, avuta senza problemi, può sembrare strano che ci possano essere difficoltà nel concepimento del secondo figlio. Eppure non è così raro come si potrebbe pensare.

L’infertilità secondaria ha cause diverse; fra le più comuni ci sono:

  • cause post partum;
  • complicazioni morfologiche;
  • patologie secondarie insorte dopo la prima gravidanza;
  • infezioni;
  • errato stile di vita;
  • problematiche maschili.

Anche l’età in cui si concepisce è importante. Il picco di fertilità va dai 20 ai 30 anni e va calando anno dopo anno. Verso i 40 anni, quindi, potrebbe essere difficile concepire il secondo figlio.

Se questo è il tuo caso potrebbe essere utile rivolgerti a un medico competente che possa accertare le cause di tale ritardo. E lo farà grazie a una serie di esami, generalmente non invasivi, che vanno dalle classiche analisi del sangue per lei allo spermiogramma per lui. In questo modo il medico avrà la possibilità di stabilire sia a cosa è dovuta l’infertilità secondaria sia le cure relative per riuscire a portare a termine il desiderato concepimento.

Se dopo un anno di tentativi il concepimento non è avvenuto e non ci sono cause apparenti che giustifichino la difficoltà di concepimento si parla di infertilità idiopatica. Questa condizione si differenzia dall’infertilità più classica proprio per la mancanza di un quadro patologico. Si verifica in particolar modo quando:

  • gli esami a cui si sottopone la coppia risultano negativi e non emergono patologie in atto;
  • il ciclo mestruale non ha subito variazioni;
  • i valori dello sperma sono nella norma;
  • non ci sono state modificazioni dell’apparato riproduttivo.

In realtà, pur non essendoci segni clinici di disfunzioni, le cause dell’infertilità idiopatica vanno ricercate nelle alterazioni dello sperma. Generalmente queste sono causate da una modificazione della motilità, della morfologia e della concentrazione del liquido seminale.

Sarebbero, quindi, dei danni al DNA dello sperma a causarne la cattiva qualità. Ma le cause di queste disfunzioni non sono ancora del tutto note: fra le più accreditate vi sarebbero i fattori genetici e razziali, l’inquinamento ambientale e le alterazioni dello sviluppo. Nemmeno l’ansia, che colpisce molte coppie che tentano di avere un figlio, aiuta il concepimento.

A peggiorare un quadro già di per sé poco piacevole è anche il fatto che l’infertilità idiopatica si può accompagnare a qualsiasi altra forma di infertilità.
In caso, quindi, di infertilità idiopatica che terapia bisogna intraprendere?

Per fortuna, oggi, ci sono molti esami che permettono di verificare la presenza di questo tipo di infertilità. Uno degli esami più comuni è la laparoscopia, che permette di capire quale sia la causa nascosta dietro a questo problema.

Le terapie, anche in questo caso, variano in base alla coppia: per alcune può essere opportuno ricorrere all’uso di farmaci, per altre ci può essere la necessità di ricorrere a tecniche minori come la maturazione di un certo numero di follicoli, che possa provocare un’ovulazione multipla. Solo in alcuni casi ci sarà la necessità di fare ricorso alla fecondazione assistita. Sarà lo specialista a cui ti affidi a stabilire qual è la via più giusta per te e il tuo partner per portare a termine il concepimento.

In alcuni casi i problemi di concepimento possono riguardare entrambi i partner, che presentano una qualche alterazione o complicazione che rende difficile il concepimento. Per questo si parla di infertilità di coppia.

Circa 60.000 coppie ogni anno hanno difficoltà riproduttive su un totale di 300.000 coppie sposate in un anno (fonte: gravidanzaonline.it). Ed è per questo motivo che le cause dell’infertilità di coppia vanno ricercate sia nell’uomo che nella donna, all’interno della coppia stessa.

 

Al di là di problemi fisici, che vedremo più avanti in questo articolo, le cause dell’infertilità femminile sono da imputare spesso all’età anagrafica. In Italia infatti il primo figlio viene concepito a 30 anni, proprio al termine del picco di fertilità. Questa finestra limitata di fertilità femminile si spiega con il fatto che gli ovociti (i gameti femminili) hanno la stessa età della donna. Nascono con la donna, maturano a ogni ciclo mestruale e invecchiano con lei. Terminano con la fine del ciclo mestruale e l’inizio della menopausa.
L’invecchiamento degli ovociti, quindi, è fra le cause principali dell’infertilità femminile. Dopo i 38 anni nei follicoli restano pochi ovociti. Questi, essendo pochi e non più giovani, tendono a causare anomalie genetiche o aborti spontanei.
Gli spermatozoi maschili invece vengono prodotti a partire dalla pubertà e si rinnovano ogni 75/90 giorni circa. Vero è, comunque, che anche la qualità e la quantità dello sperma tendono a peggiorare con l’avanzare dell’età dell’uomo. Ma ciò sembra creare meno problemi in termini di concepimento. La conta spermatica, infatti, non è indice di fertilità. Non esiste una correlazione fra il numero di spermatozoi e la fertilità, al contrario di quanto avviene per la donna, a meno che non ci si trovi in presenza di oliogozoospermia (cioè di riduzione del numero di spermatozoi nel liquido seminale) o di azoospermia (l’assenza di spermatozoi nel liquido seminale).
Sebbene gli spermatozoi sentano meno il peso dell’età anagrafica, l’infertilità maschile sta registrando un sensibile aumento. Per questo motivo i fattori fisici non vanno esclusi o presi alla leggera.
Tuttavia, per lui sembrano incidere molto di più i fattori socio-ambientali, come lo stile vita e lo stress. Fra i fattori che mettono a rischio la fertilità maschile ci sono:

  • il fumo, che causa anomalie agli spermatozoi;
  • l’esposizione a sostanze tossiche;
  • l’esposizione a fonti di calore;
  • lavori sedentari;
  • l’inquinamento ambientale, come lo smog;
  • la presenza di microtraumi.

Il primo passo, quindi, per una terapia di successo è individuare le cause sia con indagini diagnostiche che con l’analisi dello stile di vita della coppia, che mirino a stabilire se vi sia infertilità di coppia e quali rimedi poter utilizzare per risolvere il problema e far tornare il sereno fra i due partner.
Anche in questo caso, gli esami per l’infertilità di coppia sono molteplici: sarà ancora una volta lo specialista a decidere i più appropriati in base alla situazione personale.

Come abbiamo visto, le cause che portano a infertilità sono fra le più svariate e spesso sono più di una. Possono riguardare uno dei due partner, entrambi o non essere individuabili. Si tratta di un quadro non sempre semplice, che può presentare delle complicazioni.

A livello fisico, fra le principali cause di infertilità per lei ci sono:
  • i fattori ovarici e ormonali: questi possono causare a loro volta la mancanza o l’irregolarità nell’ovulazione. Tale condizione si verifica più facilmente in presenza di ovaio policistico, disturbi tiroidei, disturbi ipotalamo-ipofisari, iperprolattinemia e bassi livelli di progesterone nella fase luteale, menopausa precoce;
  • le anomalie delle tube di Falloppio: sono le strutture nelle quali avviene la fecondazione e che possono subire delle variazioni nella morfologia. La conseguenza è il mancato incontro tra l’ovulo e lo spermatozoo. Le anomalie possono essere causate da infezioni e aderenze pelviche in seguito a interventi chirurgici, endometriosi, malformazioni congenite;
  • le alterazioni dell’utero: l’utero può subire una variazione strutturale o anatomica. Responsabili sono le infiammazioni dovute a endometriosi, fibromi o miomi, aderenze nella cavità uterina, malformazioni congenite. Quando si verifica una di queste condizioni è più facile che si subiscano degli aborti. L’alterazione può riguardare anche solo la cervice uterina, o collo dell’utero. Se la modifica si registra in questa parte dell’utero si avrà un’interferenza nella migrazione degli spermatozoi. Le cause sono da ricercare in: malformazioni, aderenze, infezioni, alterazioni del muco cervicale;
  • l’endometriosi: è una delle patologie che interferisce maggiormente con la fertilità femminile. Si tratta di un’alterazione del tessuto che riveste le pareti dell’utero, l’endometrio. Nelle donne affette da questa malattia l’endometrio si trova nelle ovaie o nelle tube di Falloppio, quindi al di fuori della cavità uterina. Come conseguenza si verificano in queste sedi diverse dalla cavità uterina delle perdite di sangue, anche abbondanti, durante l’intera fase del ciclo mestruale, creando la formazione di cisti endometriosiche o aderenze che ne alterano la normale funzionalità;
  • l’ovaio policistico: questa sindrome è caratterizzata dalla presenza di piccole e numerose cisti (in realtà multipli minuscoli follicoli) a livello delle ovaie. La loro presenza provoca un’alterazione del ciclo ovulatorio: i follicoli non raggiungono la maturazione e gli ovociti sono presenti in minore quantità;
  • i problemi di peso: sia l’obesità che l’eccessiva magrezza possono portare a infertilità. L’insulino-resistenza nelle donne obese e l’amenorrea ipotalamica nelle donne sottopeso possono mettere a rischio il concepimento. In genere, basta regolare il peso per risolvere il problema.


 Cause di infertilità maschili più frequenti sono:
  • il varicocele: si tratta di una dilatazione delle vene dei testicoli. La stasi di sangue venoso, anche provocando un innalzamento della temperatura dei testicoli, altera le condizioni ideali per la crescita e la maturazione degli spermatozoi. Spesso questa patologia è silente, cioè non provoca sintomi, e può essere rilevata solo attraverso un apposito esame diagnostico. È facile che insorga già durante la prima infanzia;
  • le orchiti: si tratta di infiammazioni e infezioni a danno dei testicoli. La più comune è quella che si sviluppa dal virus della Parotite Epidemica (o più comunemente “orecchioni”), che colpisce le ghiandole parotidi. Se l’infezione si estende ai testicoli può compromettere la capacità di produrre gli spermatozoi;
  • il criptorchidismo: con tale termine si intende la mancata discesa, alla nascita, di uno o entrambi i testicoli nello scroto. In genere si interviene entro il primo anno di vita. Ma se i testicoli rimangono nell’addome a lungo, possono provocare danni fra cui anche l’infertilità;
  • i fattori post-testicolari: se il passaggio degli spermatozoi all’interno del sistema riproduttivo maschile è ostacolato, si possono verificare diverse condizioni che generano infertilità. Una di queste è la azoospermia dovuta all’ostruzione dell’epididimo, dei dotti eiaculatori e di quelli deferenti. Le ostruzioni di queste strutture possono essere congenite, svilupparsi in seguito a infiammazioni di prostata e vescichette seminali oppure essere causate da una malattia autoimmune.
 


Gli esami di infertilità

Fra gli esami di infertilità a cui la donna si può sottoporre ci sono:
  • gli esami del sangue: mirano a verificare i livelli ormonali soprattutto di quelli coinvolti nell’ovulazione e quelli tiroidei;
  • l’ecografia pelvica: con questo esame si verifica la morfologia degli organi genitali interni e si valuta la presenza di eventuali patologie in atto;
  • il tampone vaginale: per escludere infezioni batteriche in corso;
  • l’esame endoscopico (isteroscopia): viene prescritto se si sospetta la presenza di fibromi, polipi o altre patologie che interessano la cavità uterina. È un esame che viene fatto per via transvaginale e che permette sia di avere una visuale della cavità uterina sia di intervenire per rimuovere polipi o fibromi;
  • l’isterosalpingografia: questo esame viene fatto con tecniche radiografiche, per via transvaginale e con mezzo di contrasto. Permette di vedere i genitali interni, compresa la morfologia e la pervietà delle tube di Falloppio, e di escludere eventuali malformazioni dell’utero.
Per l’uomo, invece, gli esami di infertilità più comuni sono:
  • lo spermiogramma: o esame dello sperma che valuta: la quantità dell’eiaculato, il numero di spermatozoi totali e la percentuale di quelli malformati, la loro motilità, cioè la capacità degli spermatozoi di raggiungere l’ovocita;
  • la spermiocoltura: che verifica la presenza di eventuali infezioni batteriche nel liquido seminale;
  • l'eco doppler: è una ecografia eseguita a livello scrotale per escludere la presenza di varicocele;
  • i dosaggi ormonali: si valutano soprattutto: l’FSH, che è l’ormone che presiede alla produzione degli spermatozoi, il testosterone, l’estradiolo e la prolattina.




I sintomi dell'infertilità


Spesso viene chiesto a medici e specialisti se l’infertilità causi sintomi particolari o individuabili. In realtà non ci sono campanelli d’allarme o segnali che permettano di capire che c’è qualcosa che non va. Le coppie che soffrono di infertilità sono sane e non presentano particolari malattie, patologie o sintomi.
L’unico segnale da tenere in considerazione è il mancato concepimento dopo almeno un anno di tentativi. Se questo è il tuo caso, puoi rivolgerti a una delle strutture che si occupano di fertilità per cominciare un’indagine e le terapie più adeguate.
 



Le cure dell'infertilità


Una volta individuate le cause che provocano infertilità, il medico specialista sarà in grado di consigliare la cura migliore per permettere di risolvere questa condizione. Le più comuni prevedono:
  • terapie farmacologiche ed ormonali;
  • interventi chirurgici o di microchirurgia;
  • terapie psicologiche;
  • tecniche di riproduzione assistita (PMA) di primo e secondo livello.
In alcuni casi può essere opportuno intervenire con più tecniche, così come nei casi di infertilità di coppia si interviene su entrambi i componenti della coppia al fine di ripristinare l’ottimale condizione fisica e permettere l’atteso concepimento.
Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

Le Strutture Sanitarie che accertano o curano questa patologia

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