Tendinite

La tendinite è l’infiammazione di un tendine, che si manifesta con una sensazione dolorosa e impedisce il naturale movimento dell’articolazione.
Si parla di tendinite quando un tendine risulta infiammato e il movimento delle articolazioni ne viene quindi ostacolato. Si tratta di una condizione molto comune e che può interessare qualsiasi tipo di articolazione, sebbene vi siano localizzazioni più comuni di altre. Ma a cosa servono i tendini e come sono fatti?

Il corpo umano conta ben 267 tendini al suo interno: un numero che si spiega anche con il compito che svolgono. A qualsiasi articolazione sia connesso, il tendine è indispensabile per il corretto movimento: essendo l’elemento di connessione fra muscoli e ossa, il suo ruolo è quello di tradurre in spostamento fisico la spinta prodotta dalla contrazione muscolare, trasmettendone la forza alle ossa.

È la sua struttura a renderlo possibile: il tendine è infatti caratterizzato da tessuto connettivo robusto e fibroso, che contiene un’elevata quantità di collagene (di tipo 1, la forma più resistente) e di elastina.
La lunghezza del tendine è direttamente legata a quella del muscolo di riferimento e al movimento che l’articolazione deve eseguire: più questo dev’essere ampio, più il tendine risulterà lungo.
Il diametro del muscolo definisce anche lo spessore del tendine: se il muscolo è largo ed è quindi dotato di una certa forza di contrazione, lo spessore del tendine sarà maggiore, in quanto garantirà una altrettanto maggiore resistenza.

Data la loro funzione, i tendini devono sostenere numerose sollecitazioni, non di rado anche intense: ecco perché la struttura che li caratterizza li rende molto resistenti, ma elastici in minima parte, tanto che le fibre più fragili possono lacerarsi anche soltanto con uno stiramento del 10%.

Un’altra caratteristica determina la vita del tendine: la scarsa vascolarizzazione. Questo fa sì che, per quanto il tendine si adatti nel corso del tempo ai vari carichi di lavoro e le sue cellule si rinnovino nel processo, il meccanismo di rigenerazione sia decisamente più lento rispetto a quello che avviene nei muscoli.

La tendinite ha soprattutto cause di tipo meccanico: il 97% circa delle infiammazioni tendinee è dovuto al ripetersi di sollecitazioni e microtraumi.
Tra i fattori di rischio per lo sviluppo di una tendinite troviamo:
  • Esecuzione di azioni manuali ripetitiva oppure in una posizione innaturale. Questo può includere anche suonare strumenti a corda oppure il pianoforte, utilizzare strumenti vibranti sul lavoro o anche soltanto il mouse
  • Attività sportiva gestita in modo scorretto (carico eccessivo, cambio repentino di allenamento, sforzo fisico in eccesso nell’intensità o nella frequenza, tecnica errata nell’esercizio, assenza di riscaldamento e stretching finale, mancati tempi di recupero anche dopo un infortunio). Fra gli sport che più spesso sono legati all’infiammazione dei tendini vi sono tennis, nuoto, golf, basket, calcio, corsa e danza
  • Assunzione di steroidi anabolizzanti, che causa uno squilibrio tra la forza muscolare e la resistenza dei tendini
  • Postura scorretta e vita sedentaria
  • Sovrappeso e obesità, che contribuiscono anche a rendere più difficile la guarigione
  • Scelta non opportuna di abbigliamento e calzature
  • Iniezioni locali di corticosteroidi o assunzione di alcuni antibiotici
  • Patologie sistemiche, come artrite reumatoide, gotta, insufficienza renale, ipercolesterolemia
  • Patologie metaboliche, in particolare quelle che interessano la tiroide e il diabete, poiché la loro azione si lega al metabolismo alterato dei tessuti, compresi quelli che compongono la struttura del tendine.
  • Difetti del rachide, degli arti o delle articolazioni (piede piatto, valgismo del ginocchio)
  • Avanzare dell’età
  • Cambiamenti ormonali

Questa specifica tendinopatia dà come sintomi dolori localizzati nelle aree in cui hanno sede i tendini.
Il dolore può essere costante e aumentare se si tocca il punto interessato, oppure presentarsi soltanto durante la palpazione o il movimento a cui il tendine contribuisce.

Nella maggior parte dei pazienti, il dolore si presenta acuto e nel giro di pochi giorni, mentre l’infiammazione vera e propria ha spesso inizio senza dare sintomi di rilievo. Altri pazienti ancora sentono dolore nel momento in cui cominciano a utilizzare l’articolazione (ad esempio durante il riscaldamento che precede l’attività sportiva) e lo sentono regredire man mano che la usano: questa tipologia di sensazione dolorosa spesso degenera fino a manifestarsi anche durante il movimento. Inoltre, il muscolo connesso al tendine stesso tende a risultare più debole.

In alcuni casi, soprattutto se l’infiammazione riguarda il tendine di Achille, può essere presente una tumefazione in corrispondenza del tendine. Nella zona del polso, un tendine infiammato può anche essere associato alla formazione di cisti.
È anche possibile, sebbene in misura minore, percepire calore al tatto e, ancora più raramente, osservare un arrossamento della cute.

Date le caratteristiche strutturali dei tendini e le dinamiche con cui può scatenarsi un’infiammazione, sono due le forme di tendinite che possono manifestarsi e in alcuni casi l’una può tramutarsi nella seconda.

Può presentarsi una tendinite acuta soprattutto se la causa all’origine è un trauma: uno scenario particolarmente frequente nella pratica sportiva. Quando il paziente utilizza il tendine in movimenti continuativi e ripetuti, può svilupparsi una tendinite cronica. Questa forma in particolare può essere legata in modo specifico all’artrite reumatoide.

Una buona parte di letteratura medica non parla più di tendinite cronica ma di tendinosi, una condizione che implica la degenerazione della struttura del tendine dovuta in genere a sovraccarico funzionale o movimenti ripetuti, ma non un’infiammazione.
Questa forma, da cui si guarisce con un lungo trattamento, colpisce in genere il tendine del muscolo sovraspinato, in particolare in prossimità dell’inserzione sulla testa omerale: non a caso, è il punto in cui la vascolarizzazione è minima. Uguale processo avviene nel caso della tendinosi Achillea, che interessa il tendine di Achille nella sua parte meno vascolarizzata.

Se è vero che le tendiniti possono insorgere potenzialmente in qualsiasi area, è da sottolineare che alcuni tendini sono più sensibili al processo infiammatorio, in particolare:
  • Tendini della spalla, soprattutto per ciò che concerne la tendinite della cuffia dei rotatori: la maggior parte dei dolori alla spalla è dovuta a questo.
  • I due tendini che consentono il movimento del pollice della mano (si veda anche la sindrome di De Quervain).
  • Sempre nella mano, i tendini flessori per piegare le dita (dito a scatto).
  • Tendini estensori del polso e delle dita, che si inseriscono sull’epicondilo: questo è l’osso che collega gomito e spalla (epicondilite o gomito del tennista).
  • Tendine bicipitale, sopra al muscolo corrispondente: in questo caso, il paziente può sentire dolore quando piega il gomito oppure alza o ruota il braccio.
  • Tendine di Achille nella parte posteriore del tallone (tendinite di Achille, molto frequente nei podisti).
  • Tendine popliteo, il cui percorso si snoda sul lato del ginocchio (jumper knee).
  • Tendini in prossimità del trocantere, prominenza ossea sul lato dell’anca (trocanterite).

L’accertamento della diagnosi è sempre il primo essenziale passo per poi arrivare al trattamento specifico della tendinite. Come si è visto, la condizione può anche cronicizzarsi nel corso del tempo: per questo, è importante non sottovalutare la sintomatologia e rivolgersi tempestivamente al medico.

La diagnosi si raggiunge grazie a uno scrupoloso esame clinico del paziente e ad una anamnesi approfondita, che permettono di identificare l’origine del dolore. Un ruolo di primo piano è poi riservato alla risonanza magnetica: questo esame diagnostico consente di valutare la situazione nel dettaglio, poiché consente di visualizzare la lesione in tutta la sua estensione e nelle sue caratteristiche.

In alcuni casi, nonostante sia meno precisa nei risultati, anche l’ecografia può rivelarsi utile non solo nell’individuare una tendinite, ma anche nell’escludere patologie a carico dei tessuti molli.

Non bisogna mai sottovalutare i tendini infiammati, anche se possono sembrare fastidi di poco conto. Se l’infiammazione si rivela molto duratura, possono crearsi dei depositi di calcio sul tendine, con conseguenti problematiche a carico dell’articolazione interessata.

In alcuni casi, la parte del corpo coinvolta potrebbe perfino perdere progressivamente la propria naturale mobilità, con un impatto considerevole sulla vita della persona.

Ciò accade con più frequenza nell’articolazione della spalla: il paziente potrebbe a quel punto non solo sentire dolore in quella zona, ma anche percepire la spalla come debole e irrigidita, a tal punto che, durante il movimento, può anche provocare il tipico rumore a schiocco o addirittura incastrarsi.

Infine, se il tendine infiammato viene ulteriormente utilizzato e sottoposto a sforzi, si può anche andare incontro alla rottura vera e propria.

Ecco perché per il trattamento di una tendinite, la terapia può innanzitutto prevedere il riposo assoluto dell’articolazione coinvolta, proprio per evitare complicazioni come la rottura. In alcune situazioni, si può anche ricorrere all’immobilizzazione con tutore o gesso.
Con un tendine infiammato i rimedi iniziali comprendono:
 
  • Applicazione di impacchi di ghiaccio sulla zona dolente, per 15 minuti circa 4 o 5 volte al giorno per 3 giorni. Il ghiaccio, avvolto in un panno o all’interno di un’apposita borsa, possiede notevoli proprietà antinfiammatorie
  • Assunzione di analgesici per alleviare il dolore
  • Assunzione di FANS, il cui utilizzo non è però uniformemente considerato opportuno. In ogni caso, è stato osservato che alte dosi di farmaci antinfiammatori non steroidei, assunte per una settimana circa, possono aiutare a ridurre l’infiammazione e i sintomi.
  • Una volta terminato il periodo di riposo, massaggi ed esercizi di riabilitazione sotto la guida di uno specialista esperto. I primi esercizi possono prevedere la contrazione del muscolo senza movimento e in seguito esercizi di estensione con stretching.
Se però tutto questo non fosse sufficiente a combattere la tendinite, cosa fare?
  • Terapie fisiche locali, come ad esempio: la tecarterapia (Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo) che stimola positivamente la rigenerazione cellulare, un’azione molto importante per i tessuti del tendine; la laserterapia, che a sua volta favorisce il metabolismo cellulare; la terapia con onde d’urto, che con onde acustiche ad alta frequenza agisce come trattamento antinfiammatorio e favorisce il riassorbirsi di calcificazioni; la ionoforesi (trasporto di ioni), con cui si somministra un farmaco per via transcutanea con corrente continua a bassa intensità; la TENS (Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation), che aiuta ad alleviare il dolore.
  • Solo quando il dolore non è sopportabile, è possibile ricorrere a iniezioni di corticosteroidi: come si è visto, proprio questi farmaci possono infatti avere un impatto negativo sui tessuti del tendine.

Nelle situazioni in cui il tendine risulta ormai lesionato oppure di fronte a tendinite gravemente cronica, si rende necessario un intervento chirurgico. In caso di rottura, il chirurgo dovrà rinsaldare le due componenti, mentre in caso di cronicizzazione si rimuove il tessuto ormai degenerato e si effettua un’incisione sul tendine, al fine di favorire la rigenerazione spontanea dei tessuti.

Per una tendinite i tempi di guarigione variano molto a seconda dell’entità dell’infiammazione e delle caratteristiche del paziente: una tendinite acuta può richiedere 2-3 settimane, una tendinite cronica, o comunque più articolata, fino a 4 mesi.

Per non sviluppare questo disturbo è certamente possibile portare avanti tutta una serie di azioni preventive. Come su qualsiasi altra condizione, anche sull’eventuale insorgere di una tendinite influisce lo stile di vita: è quindi necessario tenere sotto controllo il proprio peso e praticare regolarmente un’attività fisica leggera.

Molto importante è anche mantenere una postura corretta, soprattutto durante le ore di lavoro, in un contesto in cui spesso ci si dimentica della propria posizione. La posizione stessa, del resto, non dev’essere la stessa troppo a lungo.

Infine, chi fa sport deve ricordare quanto sia essenziale riscaldare i muscoli prima di dare inizio all’attività vera e propria, così come fare stretching alla fine.

Da non sottovalutare è anche la scelta dell’abbigliamento e degli strumenti adatti per fare sport: chi per esempio pratica la corsa, o comunque discipline in cui il movimento di piedi e gambe è preponderante, deve scegliere con molta cura le calzature giuste per i propri piedi e il proprio peso, se possibile dotate di una suola che non sia troppo rigida o bassa.

È indispensabile abituarsi ad ascoltare il proprio corpo e i segnali che invia: qualsiasi tipologia di dolore può infatti costituire la spia di un problema più grave e la prima cosa da fare è interrompere l’attività, prendersi il tempo di riposo opportuno e restare in ascolto. Se il dolore continua nel tempo, è assolutamente necessario consultare il proprio medico.
Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

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