Ipercolesterolemia

L’ipercolesterolemia è la condizione che implica livelli troppo alti di colesterolo totale nel sangue. Può essere dovuta alla combinazione di diversi fattori, anche genetici.
Sebbene, vi sia un legame piuttosto diretto fra questa condizione e le patologie cardiovascolari, solo il 20% degli italiani se ne prende cura. Si parla di ipercolesterolemia, che, secondo le statistiche ottenute dal Progetto Cuore fra il 1998 e il 2002, interessa il 21% degli uomini italiani e il 23% delle donne. Un dato in costante crescita, anche a causa del nostro stile di vita. Ma cos’è l’ipercolesterolemia e cosa comporta per la salute?

Cos’è l’ipercolesterolemia

L'ipercolesterolemia è una condizione che implica elevati livelli di colesterolo totale nel sangue. Si indica infatti con il termine colesterolemia la quantità di colesterolo nel sangue.

È utile ricordare che il colesterolo è una molecola di grasso presente nel sangue e nel corpo umano, che per l’80-90% viene prodotta da fegato, surrene e ghiandole sessuali, ma per la restante percentuale proviene dall’alimentazione. È essenziale per la sintesi di ormoni e vitamina D, la formazione delle membrane cellulari e altre funzioni corporee.

Per valutare la colesterolemia vengono presi in considerazione i seguenti elementi:
 
  • Colesterolo totale, questo valore rappresenta la somma dei livelli di colesterolo LDL e HDL nel sangue.
  • Colesterolo HDL (lipoproteine ad alta densità), comunemente conosciuto come "colesterolo buono". Le HDL svolgono un ruolo importante nel trasportare il colesterolo in eccesso dai tessuti al fegato, dove viene eliminato. Livelli più elevati di HDL sono associati a un minor rischio di patologie cardiache, poiché aiutano a rimuovere il colesterolo in eccesso dalle pareti delle arterie, riducendo così la formazione di placche.
  • Colesterolo LDL (lipoproteine a bassa densità), conosciuto anche come "colesterolo cattivo". Le LDL trasportano il colesterolo dal fegato alle cellule del corpo. Tuttavia, se i livelli di LDL sono troppo elevati, possono depositarsi sulle pareti delle arterie, formando placche che possono ostruire il flusso sanguigno.

In genere, il colesterolo totale alto non provoca sintomi diretti: ed ecco perché è fondamentale tenere costantemente monitorati i suoi livelli. In alcuni specifici casi è però possibile rilevare alcuni segnali visibili:
 
  • Xantelasmi: si tratta di depositi di grasso che si accumulano sotto la pelle, di solito intorno agli occhi, presso cui si manifestano come piccole protuberanze giallastre. Sono più comuni dopo i 40 anni d’età e possono essere associati anche a patologie specifiche.
  • Xantomi: simili agli xantelasmi, ma più grandi e più evidenti, gli xantomi sono depositi di grasso che si formano sulle articolazioni tendinee o sulle grandi superfici delle estremità, come gomiti, ginocchia o caviglie.
  • Arcus senilis (archi cornei): è una banda biancastra o grigiastra che appare intorno all'iride degli occhi. Anche se può verificarsi naturalmente con l'età, la presenza precoce di arcus senilis può essere un segno di ipercolesterolemia.

L'ipercolesterolemia può derivare da una combinazione di fattori genetici, stile di vita e condizioni mediche.

Ecco alcune delle possibili cause all’origine:
 
  • Dieta ricca di grassi saturi e zuccheri. I cibi ad alto contenuto di grassi saturi, come carne rossa, latticini ad alta percentuale di grassi e cibi fritti, possono aumentare la produzione di colesterolo nel fegato. Allo stesso modo, il consumo eccessivo di zuccheri e carboidrati raffinati può contribuire all'aumento dei trigliceridi nel sangue, un altro tipo di grasso associato a un aumentato rischio di patologie cardiovascolari.
  • Sedentarietà. L'attività fisica regolare è essenziale per mantenere i livelli di colesterolo sotto controllo. La mancanza di esercizio fisico può contribuire all'ipercolesterolemia, in quanto riduce la capacità del corpo di metabolizzare il colesterolo e aumenta il rischio di obesità e altri fattori di rischio cardiovascolare.
  • Obesità e sovrappeso. L'eccesso di peso può influenzare negativamente il metabolismo del colesterolo e aumentare la produzione di colesterolo LDL nel fegato. Inoltre, l'obesità è spesso accompagnata da altri fattori di rischio cardiovascolare, come ipertensione, resistenza all'insulina e infiammazione cronica, che possono contribuire ulteriormente a una colesterolemia alta e alle sue complicanze.
  • Fumo, che compromette l’elasticità dei vasi sanguigni.
  • Patologie specifiche, come il diabete mellito, l'ipotiroidismo, la sindrome metabolica e le patologie renali. Queste condizioni possono influenzare il metabolismo del colesterolo e aumentare la produzione di colesterolo LDL nel sangue.
  • Predisposizione genetica. Alcune persone possono ereditare mutazioni genetiche che influenzano il metabolismo del colesterolo, aumentando così il rischio di accumulo di colesterolo nel sangue.
Vanno inoltre considerati come fattori di rischio l’età, il cui avanzare aumenta il rischio di ipercolesterolemia, e il genere: sono infatti più a rischio le donne, soprattutto in seguito alla menopausa.

Una nota particolare merita l’ipercolesterolemia familiare o primaria, una patologia ereditaria caratterizzata da livelli estremamente elevati di colesterolo LDL nel sangue, che aumentano significativamente il rischio di patologie cardiovascolari fin dalla giovane età.

Questa condizione è causata da mutazioni a carico del gene LDL-R, che codifica per il recettore delle LDL ed è presente sul cromosoma 19: ciò influenza il metabolismo del colesterolo, poiché le particelle di LDL non vengono intercettate, compromettendo così la capacità del corpo di rimuovere il colesterolo in eccesso dal sangue. 

Ne esistono due tipologie:
 

Ipercolesterolemia familiare omozigote


Caso molto raro ma altrettanto grave, in cui entrambi i genitori trasmettono una copia del gene mutato associato all'ipercolesterolemia familiare al loro figlio, portando a particolari manifestazioni anche serie fin dalla nascita: risultano infatti presenti xantomi sulla pelle ma anche al suo interno, in zone come gomiti, ginocchia e natiche, così come archi cornei nell’occhio. Le persone colpite da questa patologia sono a rischio elevato di sviluppare problemi cardiovascolari fin da giovanissime, a meno che non vengano trattate in modo aggressivo.
 

Ipercolesterolemia familiare eterozigote


Una singola copia del gene mutato viene ereditata da uno dei genitori. Anche se i livelli di colesterolo LDL possono essere meno estremi, sono comunque significativamente elevati, tanto che il rischio di patologie cardiovascolari inizia dai 35 anni per i pazienti di sesso maschile e dai 45 per pazienti di sesso femminile.
È possibile che anche nelle persone affette da questo tipo di ipercolesterolemia familiare i sintomi possano comprendere xantomi, xantelasmi e archi cornei, ma in genere in modo più lieve.

Dal momento che si tratta di una condizione essenzialmente asintomatica, se non nei casi più seri, è necessario attivare un programma di prevenzione attiva, che comprende esami del sangue svolti regolarmente.

I test diagnostici comunemente utilizzati includono il dosaggio del colesterolo totale, del colesterolo LDL, del colesterolo HDL e dei trigliceridi.
In caso di ipercolesterolemia familiare, la diagnosi si accerta anche grazie a test genetici per confermare la presenza di mutazioni.

La valutazione dei valori è fondamentale per comprendere il rischio cardiovascolare complessivo di un individuo e per guidare le soluzioni di trattamento:
 
  • Colesterolo totale: il livello deve essere inferiore a 200 mg/dl. Si consideri che, nel caso della rara ipercolesterolemia familiare omozigote, i valori possono addirittura risultare compresi fra 600 e 1.200 mg/dl.
  • Colesterolo HDL: i valori ideali sono superiori a 50 mg/dl.
  • Colesterolo LDL: i valori ottimali di colesterolo LDL sono inferiori a 100 mg/dl.
  • Trigliceridi: grassi che vengono immagazzinati nel corpo e possono aumentare in risposta all'eccesso di calorie, zuccheri e alcol. Anche livelli elevati di trigliceridi nel sangue sono associati a un aumentato rischio di patologie cardiovascolari. Sono considerati standard livelli di trigliceridi inferiori a 150 mg/dl.

Una volta ottenuti i risultati, è importante interpretarli in contesto clinico. Un medico valuterà i livelli di colesterolo insieme ad altri fattori di rischio cardiovascolare, come età, sesso, pressione sanguigna, storia familiare, patologie e tabagismo.
In generale, livelli elevati di colesterolo LDL e trigliceridi associati a bassi livelli di colesterolo HDL possono indicare un rischio aumentato di patologie cardiovascolari.
 

L’ipercolesterolemia può quindi portare nel corso del tempo a diverse problematiche della circolazione sanguigna e di conseguenza anche patologie cardiache. Fra le condizioni di cui può essere causa vi sono:
 
  • Aterosclerosi: che comporta l’accumulo di placche di grasso, colesterolo e altre sostanze sulle pareti interne delle arterie: il flusso sanguigno viene quindi ostacolato, con possibili complicazioni anche gravi.
  • Coronaropatia: l'accumulo di placche di colesterolo nelle arterie coronarie può portare a un’alterazione delle coronarie, che può causare angina pectoris, un tipico dolore toracico.
  • Infarto miocardico: l’ostruzione delle arterie coronarie può provocare un blocco improvviso del flusso sanguigno al cuore.
  • Ictus o attacchi ischemici transitori. Un ictus si verifica quando il flusso di sangue al cervello viene interrotto, mentre un l’attacco ischemico è un episodio temporaneo di interruzione del flusso sanguigno al cervello che può causare sintomi simili a quelli di un ictus.
  • Calcolosi biliare: il colesterolo si accumula infatti nella cistifellea, in alcuni casi in eccesso.

Inoltre, alcuni studi hanno suggerito che una colesterolemia alta può essere associata a una maggiore incidenza di demenza e declino cognitivo nelle persone d’età avanzata.

Il trattamento mira a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue e di conseguenza anche il rischio di patologie cardiovascolari attraverso una combinazione di modifiche dello stile di vita e, se necessario, farmaci specifici. La terapia opportuna viene individuata dal medico in base al livello di rischio cardiovascolare complessivo del paziente e può variare da opzioni conservative a terapie farmacologiche più aggressive.


Agire sullo stile di vita rappresenta il primo approccio nel trattamento dell'ipercolesterolemia, con le seguenti pratiche:
 
  • Dieta salutare, che in genere deve prevedere i seguenti fattori: una riduzione dei grassi totali a meno del 30% dell’energia totale assunta; la riduzione nello specifico dei grassi saturi (d’origine animale) a un livello inferiore al 10% dell’energia totale; l’eliminazione dei cibi con molti oli idrogenati (prodotti da forno, margarina); la diminuzione di consumo di cibi ricchi di zuccheri (dolci da pasticceria, frutti come banane, uva, fichi, cachi); abbassare il consumo di sale; maggiore consumo di olio d’oliva e pesce per assumere acido oleico e linoleico, di carboidrati complessi (cereali e derivati, patate), di frutta (tranne le tipologie sopracitate), verdura e legumi.
  • Attività fisica regolare, essenziale per ridurre il colesterolo LDL e aumentare il colesterolo HDL. Si consiglia di fare almeno 150 minuti di attività aerobica moderata o 75 minuti di attività aerobica intensa ogni settimana, oltre a esercizi di resistenza per tutti i gruppi muscolari principali almeno due volte alla settimana.
  • Evitare il fumo per salvaguardare la salute dei vasi sanguigni.
  • Perdita di peso, anche modesta, che può tradursi in benefici significativi.

Se le modifiche dello stile di vita non sono sufficienti ad abbassare i livelli di colesterolo fino a valori sicuri, il medico può prescrivere farmaci per raggiungere l’obiettivo:
 
  • Statine, in quanto bloccano un enzima coinvolto nella produzione di colesterolo nel fegato e riducono così i livelli di colesterolo LDL nel sangue. Possono anche avere effetti benefici sul colesterolo HDL e sui trigliceridi.
  • Fibrati, che possono essere prescritti per abbassare i livelli di trigliceridi nel sangue e aumentare quelli del colesterolo HDL.
  • Niacina o acido nicotinico, che fa diminuire i livelli di colesterolo totale, LDL e trigliceridi, favorendo quelli di HDL. 
  • Sequestranti della bile acida: questi farmaci agiscono legando gli acidi biliari nel tratto digestivo, impedendo loro di essere riassorbiti dal corpo. Ciò riduce la quantità di colesterolo nel sangue, poiché il corpo utilizza il colesterolo per produrre nuovi acidi biliari.
  • Anticorpi monoclonali anti-PCSK9: sono utilizzati in combinazione con le statine o come trattamento alternativo per far diminuire ulteriormente i livelli di colesterolo LDL. Spesso, in caso di ipercolesterolemia familiare, la terapia comprende questi farmaci innovativi, oltre che nuovi trattamenti come lomitapide e siRNA.

È importante sottolineare che la terapia farmacologica deve sempre essere prescritta da un medico e che la loro assunzione non deve assolutamente considerarsi alternativa a uno stile di vita adeguato: al contrario, queste due strade possono positivamente influenzarsi a vicenda.

Per prevenire l’insorgere di questa problematica è importante mettere in atto alcune di quelle azioni che, impattando positivamente sullo stile di vita, fanno anche parte di un eventuale trattamento:
 
  • Seguire una dieta equilibrata, con un buon livello di idratazione.
  • Muoversi anche moderatamente, ma con regolarità.
  • Non fumare e ridurre il consumo di bevande alcoliche.
  • Mantenere il peso sotto controllo.
Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

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