Retinopatia diabetica

Con retinopatia diabetica o semplicemente retinopatia si intende il danno che il diabete provoca alla retina, in genere a entrambi gli occhi.
Con retinopatia diabetica o semplicemente retinopatia si intende il danno che il diabete provoca alla retina. In genere, questa frequente complicazione coinvolge entrambi gli occhi del paziente. Per capire l’importanza della retina e le conseguenze del diabete sulla vista, è bene ricapitolare la struttura degli occhi e la loro funzione.

La vista è il principale senso attraverso cui siamo abituati a confrontarci con il mondo, a maggior ragione quello di oggi, basato in gran parte sulla visione e sull’elaborazione di immagini. A tali necessità non può non rispondere un organo estremamente complesso, il vero e proprio equivalente di un dispositivo fotografico.
Il bulbo oculare può quindi essere così suddiviso in tre strutture concentriche:
 
  • Tonaca esterna, con la sclera (la membrana che riveste il bulbo, meglio nota come “bianco dell’occhio”) e la cornea (membrana trasparente a forma di cupola che protegge l’occhio come una sorta di scudo anteriore).
  • Tonaca media o uvea, composta da coroide (tessuto spugnoso e ricco di vasi sanguigni che trasporta sostanze nutrienti verso la retina), corpo ciliare (posto dietro l’iride e responsabile della produzione di umor acqueo), iride (il sottilissimo strato al centro del quale è presente la pupilla) e cristallino (lente discoidale e trasparente che si adatta continuamente per mettere a fuoco).
  • Tonaca interna, cioè la retina. Si tratta di un tessuto molto sottile, costituito da dieci strati di cellule nervose: i bastoncelli rispondono della visione crepuscolare (in bianco e nero) e i coni di quella a colori. Una volta che sono stati assorbiti dalla pupilla i raggi luminosi, essi sono ricevuti dalla retina. Coni e bastoncelli identificano colori, contrasti, buio e luce, per poi inviare le informazioni al nervo ottico. Da qui arrivano alla corteccia visiva per l’elaborazione dell’immagine. Molto importante è il ruolo della macula, al centro della retina, all’interno della quale è presente la fovea: composta solo di coni, questa componente corrisponde al punto di massima acuità visiva. Se l’occhio è la nostra macchina fotografica, la retina è la sua pellicola sensibile: quando essa perde la sua funzionalità, nessuna “fotografia” del mondo circostante risulta possibile. Ecco perché è indispensabile prestare attenzione a eventuali variazioni nella sua prestazione.
     
L’occhio è inoltre suddivisibile in due cavità: anteriore (in cui si considera camera anteriore quella fra cornea e iride, mentre quella posteriore confina con cristallino e corpo ciliare) e posteriore (dalla zona posteriore del cristallino alla retina).

La cavità anteriore contiene umor acqueo, liquido che alimenta in modo costante cornea e cristallino: è importante che la relazione fra liquido prodotto e liquido drenato risulti bilanciato, pena l’aumento della pressione intraoculare.

La cavità posteriore contiene invece un tessuto di consistenza gelatinosa (il 99% della sua composizione è acqua): si tratta del corpo vitreo, il quale contribuisce quanto l’umor acqueo a rendere stabile la forma e il posizionamento dell’occhio, mantiene la retina aderente al fondo oculare e ne sostiene la nutrizione.

La causa della retinopatia diabetica

Come accennato, è possibile riconoscere nel diabete la causa della retinopatia.

Ciò accade soprattutto se la patologia non è adeguatamente monitorata e trattata. Il processo di sviluppo del diabete comporta una crescita anomala di vasi sanguigni vulnerabili, dunque di minori dimensioni rispetto allo standard o maggiormente suscettibili di rottura. Questo fa sì che i vasi siano meno capaci di trasportare ossigeno verso i tessuti della retina e più soggetti a rigonfiamenti.

Le tempistiche di sviluppo e la persistenza del diabete influiscono sul manifestarsi della retinopatia e sulla sua entità. È piuttosto comune che la complicazione si sviluppi all’incirca 5 anni dopo l’insorgere del diabete di tipo 1, ovvero la forma che si manifesta dall’infanzia o dall’adolescenza.

La diagnosi del diabete di tipo 2, che si presenta in età adulta, tende a essere più lenta: non è quindi raro che il paziente mostri già i segni di retinopatia diabetica proprio nel momento in cui riceve la diagnosi stessa di diabete.

Come in molti altri casi, la complicazione può ulteriormente essere facilitata nel suo sviluppo da altri elementi. Possono essere considerati fattori di rischio per la retinopatia diabetica e per il suo peggioramento:
  • Elevati livelli di stress
  • Ipertensione arteriosa
  • Gravidanza
  • Fumo
  • Predisposizione genetica
  • Dieta sbilanciata e ricca di zuccheri e/o grassi

Può manifestarsi all’interno di una fascia d’età piuttosto ampia, che va dai 20 ai 65 anni, ed è presente nel 90% delle persone che soffrono di diabete da almeno 20 anni.

La domanda che un paziente si pone è: dalla retinopatia diabetica si può guarire? In realtà non esattamente. Il trattamento selezionato riesce a bloccare lo sviluppo della patologia, ma non può far rigenerare la retina, né tantomeno restituire l’acutezza visiva.

Dunque si può affermare che la retinopatia diabetica non è reversibile, ma, considerata la sua tipica lenta progressione, fondamentale è la diagnosi più tempestiva possibile: i primi danni provocati possono infatti essere curati se riconosciuti in tempo.

La sintomatologia di questa condizione non è purtroppo sempre chiara. In più, la patologia si manifesta spesso con segnali tardivi o comunque non gravi e quindi sottovalutabili. La retinopatia può dare sintomi come:
  • Miodesopsie, ossia la visione di macchie e filamenti scuri davanti agli occhi. Sono anche note come “mosche volanti”, in quanto questi corpi mobili, risultanti dal deterioramento progressivo del corpo vitreo, sembrano galleggiare nel campo visivo.
  • Offuscamento della vista: gli oggetti e le immagini osservati perdono nitidezza ed è impossibile identificarne i particolari.
  • Riduzione della vista, generale oppure limitata alla visione centrale, laterale o periferica: il campo visivo risente permanentemente della patologia.
  • Percezione difficoltosa dei colori.
  • Perdita totale della vista.

I sintomi della retinopatia diabetica corrispondono a stadi differenti, in base ai quali è possibile stabilirne la tipologia.

Sono stati classificati due principali tipi di retinopatia diabetica: proliferante e non proliferante.
 

Retinopatia diabetica proliferante


In assoluto la forma di retinopatia più grave, comporta lo sviluppo anomalo di vasi sanguigni, la cui crescita incontrollata può causare emorragie, lo sviluppo di un glaucoma o la formazione di cicatrici.

Nei casi più seri, quando il processo di cicatrizzazione ha coinvolto un’area molto ampia, può anche verificarsi per trazione un distacco della retina. I sintomi specifici della retinopatia proliferante sono miodesopsie, offuscamento della vista e cecità totale improvvisa.

La retinopatia diabetica proliferativa è infatti la principale responsabile di una maggiore perdita della vista, legata al già citato distacco della retina, a un sanguinamento particolarmente intenso nel corpo vitreo o al glaucoma. Quest’ultimo è il risultato di un aumento della pressione intraoculare, a sua volta dovuta a una precisa dinamica: i nuovi vasi sanguigni formatisi finiscono per bloccare lo spazio fra iride e cornea, andando a ostacolare il flusso dell’umor acqueo.

Può così svilupparsi un edema maculare, ossia un accumulo anomalo di liquido nella macula con conseguente perdita rilevante della vista.
 

Retinopatia diabetica non proliferante


La retinopatia non proliferante è la prima a manifestarsi (è infatti nota anche come retinopatia diabetica precoce) e può in seguito evolversi in proliferante. Il processo di sviluppo comporta il versamento di sangue o liquido da parte dei vasi sanguigni, con la conseguente formazione di rigonfiamenti di piccole dimensioni.
Il campo visivo può risultare in parte compromesso dal rigonfiamento delle zone retiniche coinvolte.

Inizialmente, la retinopatia diabetica non proliferativa può essere asintomatica e non comportare danni gravi o molto evidenti alla vista, che però peggiora progressivamente. È possibile che si manifestino aree di cecità di cui il paziente non si rende conto e che vengono rilevate soltanto durante la visita oculistica. In ogni caso, è possibile che la vista si offuschi se il versamento di liquido si verifica vicino alla macula oppure che avvenga una notevole perdita della vista a causa dell’edema maculare.

Viste tutte le premesse, appare evidente come una diagnosi tempestiva sia essenziale e di conseguenza come altrettanto fondamentale sia la prevenzione. Secondo i dati, diagnosi e trattamento adeguati hanno una possibilità concreta di ridurre i casi di danni gravi alla vista del 50%.

Indispensabile è quindi per il paziente sottoporsi a una visita oculistica, durante la quale lo specialista ricorre all’esame del fondo oculare o retinografia, che in caso di retinopatia diabetica è il primo passo per rilevare le anomalie più evidenti. La dilatazione della pupilla, ottenuta tramite la somministrazione di collirio midriatico, consente infatti di visualizzare corpo vitreo, retina centrale e periferica, papilla ottica.
Non è però scontato che l’esame sia sufficiente ad accertare la diagnosi.

L’oculista può quindi optare per una fluorangiografia, durante la quale è possibile scattare fotografie a colori della retina stessa. Le immagini ottenute sono importanti per riconoscere la sede del versamento, le zone poco irrorate e quelle in cui sono cresciuti nuovi vasi sanguigni, nonché l’estensione della retinopatia. L’individuazione di zone ischemiche è particolarmente significativa in caso di retinopatia diabetica proliferante.

Spesso si rivela decisiva la tomografia oculare computerizzata a coerenza ottica (OCT) per identificare la retinopatia diabetica: questa specifica tipologia di tomografia assiale computerizzata permette di ottenere immagini estremamente dettagliate della retina, della macula e del nervo ottico. Si ottiene così una vera e propria mappa della zona retinica, non solo per motivi diagnostici, ma anche quando sussiste la necessità di valutare l’evoluzione di una patologia e l’efficacia del trattamento.

La terapia opportuna dipende dalla gravità della retinopatia e dalle sue caratteristiche.

In genere, per far migliorare la vista dei pazienti con edema maculare diabetico si somministrano farmaci specifici con iniezioni intravitreali: questi hanno la capacità di bloccare il cosiddetto VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor), ossia una molecola legata alla crescita anomala dei vasi sanguigni. I farmaci sono il frutto di una ricerca scientifica avanzata e si sta sperimentando il loro utilizzo anche in caso di retinopatia diabetica proliferante.

Un’alternativa per affrontare un edema maculare persistente può essere l’iniezione di un impianto apposito, che rilascia gradualmente e in modo costante un corticosteroide.

Nella maggior parte dei casi, si ricorre invece alla fotocoagulazione laser per una retinopatia diabetica non proliferante: durante l’intervento, si punta il raggio luminoso verso la retina per far diminuire le dimensioni dell’edema, ripristinare il più possibile la vista e bloccare lo sviluppo della patologia.
Per trattare efficacemente la retinopatia diabetica con il laser è necessario ripetere l’operazione più volte, ma in questo modo, anche in assenza di miglioramenti incisivi della vista, è possibile quantomeno prevenire un peggioramento.

In caso di intenso sanguinamento dai vasi sanguigni coinvolti e distacco della retina, il trattamento d’elezione è la vitrectomia. In caso di retinopatia diabetica particolarmente seria, si rende quindi necessario ricorrere a un intervento chirurgico maggiore, che prevede l’asportazione del sangue e la rimozione del corpo vitreo, che viene sostituito con una soluzione salina.

Il modo migliore per prevenire l’insorgere di questa complicazione è il monitoraggio continuo della patologia all’origine. Ciò significa che il paziente deve regolarmente sottoporsi a esami del sangue per controllare i livelli di glicemia e verificare che la pressione arteriosa si attesti su misurazioni standard.

Almeno una volta all’anno dovrà inoltre sottoporsi a una visita oculistica: la dilatazione della pupilla tramite somministrazione del collirio specifico consentirà allo specialista di individuare per tempo gli eventuali segni di retinopatia e pianificare il trattamento corretto.

Per quanto riguarda le pazienti diabetiche in gravidanza, si raccomanda di sottoporsi a visita oculistica una volta ogni 3 mesi.

Preservare il proprio apparato visivo significa mantenere alto il livello di qualità della vita: ecco perché tale obiettivo deve essere perseguito con rigore, affidandosi agli esperti più competenti. Ma non solo. È bene rivolgersi a strutture specializzate in cui sia possibile intraprendere un percorso integrato di diagnosi, trattamento e monitoraggio.

Inoltre, dal momento che la ricerca scientifica e le competenze mediche sono in continua evoluzione, presso tali strutture è necessario poter contare su équipe multidisciplinari formate da specialisti che collaborano attivamente e sulla presenza di strumenti tecnologici all’avanguardia. Tutto questo è alla base degli ospedali GVM Care & Research, fondati su un approccio ad amplissimo raggio rivolto esclusivamente al benessere di ogni singolo paziente.
Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

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